venerdì 31 agosto 2012

Di ritorno... pensieri

Kyrgyzstan, Trekking nel 天山.
Ala-Kol



Partire. Partire con un po' di timori, con aspettative il più neutre possibili, con, forse, un po' di voglia di fuggire, di revisionarmi e girare pagina, da cosa non so di preciso. 
Com'è? Come non è? Difficile da dire... è stato un viaggio complesso quanto semplice (almeno per me) e forse è proprio per questo che la mia reazione alla domanda "com'è stato?" non è così forte, convinta ed esuberante.
Non posso definirlo il viaggio della vita, non uno con stimoli così forti da voler ricapitolare tutto, non uno di quelli di cui ti innamori.
Con le sue immense vedute, la sua natura ed umanità incontaminata, il Kyrgyzstan rilassa, riappacifica, regala sensazioni di potenza infinita e impotenza di fronte alle sue cime. Una natura bella, forte, pura e potente. Le sue genti la rispecchiano: umili lavoratori che dimostano la loro caparbia voglia di vivere, crescere e creare. La comunicazione si basa su sorrisi e gesti in quanto in pochi conoscono l'inglese. Non è un popolo povero, è un popolo che vive con ciò che ha, che si rimbocca le maniche e solo di striscio è stato sfiorato dal concetto di "possedere" e dalla voglia del "di più". Si impara a capire la vanità dei nostri affanni, dei problemi. Loro lì, con cavalli, pecore e mucche, cantano, lavorano e si confrontano con una natura sanno amare.
Ma allora, perchè dico che non è un viaggISSIMO? Beh, per quanto mi fossi impegnata per non avere aspettative, è un po' impossibile, quindi mi sarei aspettata un paesaggio totalmente nuovo, mentre invece, in grande, richiamava le nostre alpi (ma non bisogna mai paragonare, perchè ogni cosa è unica e per ciò differente nella sua propria essenza). Probabilmente anche i malumori latenti di un gruppo assemblato per casualità, hanno fatto si che spesso fossi più presa a capire le dinamiche mentali dei miei compari, che non a godermi i paesaggio.
Ma grazie anche per questi, anche i problemi inesistenti di altri servono a capire sè, come si è, come si potrebbe diventare, come si potrebbe provare ad evitare.
Possiamo dire che è stato un viaggio nella natura Kyrgyza, nel popolo Kyrgyzo e nella mente del viaggiatore medio europeo ed eurocentrico, che tutto ha guardato ma che non sa adattarsi al luogo perchè non sa vedere e probabilmente non vuole mettersi in gioco nell'intimo per poter essere travolto appieno dal viaggio e dall'incontro. 

Vabbè... non s'è capito nulla...

A parte tutto, GRAZIE di cuore a tutti coloro che ho incontrato, ma soprattutto a chi davvero ha voluto condividere con me momenti ed emozioni!